Palladio ed il

Palladianesimo

Basilica Palladiana

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Basilica Palladiana

E’ più che altro un paramento che circonda con un giro di logge continue i tre edifici preesistenti due-trecenteschi, che comprendono l’ attuale blocco con i negozi di Soprana, l’altro blocco con gli altri negozi di Soprana, ed il terzo blocco dove c’è l’ottico, il bar ecc.

Già nel 1300 questi tre edifici erano stati circondati da un giro di logge prettamente gotiche, quindi ad archi acuti, con un paramento murario a conci alterni, rossi e bianchi com’era tipico del tempo, anche grigi e bianchi, là dove si vede la basilica pre-palladiana.

Le logge verso la vecchia cartoleria di Galla cedono e si inclinano, per cui vengono chiamati in città tutti i principali architetti del tempo, Sammicheli, Giulio Romano, ed altri, per dare il loro responso su cosa si poteva fare.

E qua si sprecano i consigli. Si va da Giulio Romano che dice di abbassare i livelli della Piazza e fare tutta una serie di portici intorno e buttare giù tutto e ricostruire daccapo, ad altri che dicono di incatenare le logge con catene che tengano le strutture.

Palladio, che è ancora Di Pietro della Gondola propone una soluzione: il modulo della serliana. Gli propongono di fare un modello in legno, in scala 1:1 per poterlo studiare bene, avendolo visivamente presente, che però Palladio non firma con il nome Andrea Di Pietro della Gondola, ma viene validato con il nome dei Da Porlezza, come fosse un geometra che per l’importanza del lavoro, avesse bisogno della firma dell’architetto.

Allora Palladio è ancora nessuno, ed ha bisogno di chi garantisca per lui, in questo caso i Da Porlezza. Venezia ha garantito l’approvvigionamento di marmi e di pietre per rendere nobile la nostra Basilica, per cui le spese da questa parte non sono molte.

Alla possibilità di assegnare i lavori a Giulio Romano o a Sammicheli, avendo essi lavori in tutto il nord Italia ( Giulio Romano è impegnato con il Palazzo Te a Mantova), si preferisce un architetto fatto in casa, che vive a Vicenza. Costa poco, lo abbiamo creato noi, lavora qui, per cui può tenere sotto stretto controllo il cantiere dalla mattina alla sera.

Il discorso torna. Se pensate che il povero Palladio, per sposare la figlia, non ha i soldi per fargli la dote e, per fargli anticipare i soldi di tre annate come architetto della Basilica, garantisce per lui il nobile Angarano, vi rendete conto che soldi a Vicenza lui non ne fa.

Il figlio, il famoso Leonida, che poi farà i disegni, le incisioni per i quattro libri di architettura è mandato al collegio dei poveri per studiare, perché anche se Palladio frequenta la nobiltà, è ben accolto nelle loro case, entra nell’Accademia Olimpica, fatica sempre a guadagnare.

 

Tornando alla Basilica, vedete che i muri dei tre edifici preesistenti sono leggermente divergenti? E che nessuno di questi edifici ha le stesse dimensioni?

Palladio quindi ha un problema enorme: deve mantenere il collegamento tra Piazza del Signori e Piazza delle Erbe creando un tutto armonico avendo però dietro a questo tutto armonico misure diverse.

 

Per spartire lo spazio ricorre quindi alla serliana, mettendola esattamente in asse con il passaggio principale.

Nella serliana deve essere identica la luce dell’arco centrale; questa dimensione è sempre identica. I due intercolumni laterali sono elastici, per cui è possibile ampliare o ridurre quell’apertura laterale come pare, allontanando la semicolonna.

Così è possibile spartire lo spazio dividendo l’intercolumne, per cui non ci sarà praticamente luce tra le due colonne e la semicolonna che definisce il modulo, perché è un modulo ripetuto. Da una parte diminuisce e dall’altra aumenta: non c’è un modulo uguale all’altro, perché è una superficie elastica.

Permette così a Palladio di aprire e chiudere a fisarmonica i suoi moduli, in modo da adattarli alle differenti dimensioni degli edifici sottostanti, rimanendo sempre perfettamente in asse per quanto riguarda i passaggi.

Questa struttura si chiama serliana dall’architetto Serlio( Bologna 1475 – Fontainebleau 1554 ). Il Palladio non è il primo architetto che nel ‘500 la usa. Prima di lui la usa a tutto spiano l’architetto Serlio, che non l’ha inventata, perché già presente nelle finestre romane.

Ma il primo che la usa in modo così innovativo, come se fosse un’armonica, è il Palladio. La grandezza del Palladio è rappresentata proprio queste soluzioni che volgarmente io definisco da scalpellino, da capomastro, non da architetto.

L’architettura classica scrive pagine su pagine sulle enfiasi, cioè su ciò che il nostro occhio percepisce: per far sì che la colonna dia proprio l’impressione di essere gravata da un peso, essa deve ad una certa altezza leggermente spanciare. Questo concetto è già presente nel mondo greco; sono i greci che inventano questo gioco ottico nello spanciamento della colonna e scrivono pagine su pagine di formule matematiche per trovare l’esatto punto in cui la colonna deve spanciare.

Palladio invece ha cercato di semplificare al massimo questo calcolo, prendendo una canna, ponendo su di essa con la mano un mattone; dove spancia il bambù, lì noi facciamo spanciare la colonna. La soluzione del problema è da capomastro, ma il risultato è lo stesso e non si perde tempo.

Adesso vedete meglio i moduli a serliana con gli oculi e quindi questo lo ritroveremo ripetuto moltissime volte.

 

Vedete che nella foto a sinistra, in alto abbiamo le volte a crociera con l’impianto gotico, con l’arco archiacuto e fasci di colonne gotici, quindi è solamente un paramento di rivestimento esterno quello operato dal Palladio, ma di una eleganza raffinata, tanto che è diventato un modello per tutto il mondo.

Questa capacità di innovazione e di invenzione è anche evidente in Palazzo Chiericati.

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